Prendono il nome di “Cartel” gli orologi a muro fissati direttamente sulla parete o poggiati su un basamento/consolle.
Tipicamente francesi, iniziarono ad essere prodotti dagli inizi del XVIII secolo. Si tratta di orologi a pendolo corto, nella maggior parte dei casi con cassa in bronzo dorato e riccamente decorata. Generalmente la firma dell’autore compare sia sul quadrante che sulla platina posteriore del movimento.
Negli orologi da parete la preziosa esecuzione scultorea prevale spesso sulla raffinatezza del movimento: l’elemento predominante è infatti la decorazione della cassa. La ricercatezza decorativa rendeva questi orologi opere complesse, per la cui esecuzione era necessaria la partecipazione di diverse competenze (disegnatori, scultura, fonditori, doratori, orologiai).
Nell’epoca di Luigi XV si diffusero in modo particolare i “cartels d’applique”, cioè orologi fissati direttamente al muro, in bronzo dorato e cesellato, disegnati nello stile rocaille e caratterizzati da una struttura asimmetrica e ampiamente decorata con volute e controvolute. Le casse risultano spesso sormontate da statuette raffiguranti scene capestri, di caccia o da motivi floreali.
Nella parte superiore dell’orologio troviamo una figura femminile accomodata su una nuvola,forse Flora, divinità italica e romana che presiedeva la fioritura delle messi e degli alberi da frutto; nell’iconografia classica è rappresentata come una giovane sempre molto avvenente, che reca un mazzo di fiori – o una cornucopia – e spesso appare con uno o entrambi i seni nudi, per simboleggiare la fecondità. O forse Fortuna, dea degli esiti favorevoli nei casi della vita. Fortuna, detta Primigenia, era concepita come una madre primordiale, nel duplice aspetto di generatrice del mondo e di matrice di ogni realtà, presente, passata e futura.
Philippe Barat, nominato maitre horolger a Parigi nel 1742, fu apprendista presso Nicolas Brodon, acclamato orologiaio della corte reale.