Degli anni della formazione, all’incirca fino al quarto decennio del secolo, mancano significative testimonianze della sua attività, nonostante si possa contare su un discreto numero di quadri che testimoniano non soltanto la sua straordinaria produttività ma anche il largo favore dei committenti.
Tra la sua produzione iniziale, riconducibile a prima del 1740, si ricorda la serie di sette tempere su muro con Storie dei Malvezzi eseguite in Palazzo Malvezzi Campeggi a Bologna, con la collaborazione del figurinista A. Rossi, con cui nacque un sodalizio proficuo e continuativo. In questo ciclo, però, non si apprezza ancora la scioltezza di pennello su cui si è tradizionalmente basata la reputazione del Lodi: l’opera appare nell’insieme piuttosto statica, raggelata, anche a causa della non eccelsa esecuzione dei personaggi a opera di Rossi. Si possono peraltro già apprezzare gli ampi paesaggi a perdita d’occhio inquadrati da quinte arboree e organizzati su un rapido susseguirsi di piani intermedi, alcuni dei quali segnati da rovine.
Nel periodo di poco successivo (collocato tra il 1737 e il 1741) si inserisce il ciclo ben più vasto all’interno di villa Pepoli “La Cicogna” a San Lazzaro di Savena, ove si apprezza la molteplice varietà dei temi rappresentati: sei Storie di Mosè, altrettante Storie di Telemaco, cinque Episodi delle truppe spagnole, sei Paesaggi. Gli episodi spiccano per la complessità delle soluzioni compositive e per la brillantezza delle tinte delicate e sapientemente accostate tra loro e con piacevolissimi effetti finali. Si avverte in quasi tutte le tele il richiamo alla coeva cultura scenografica felsinea, soprattutto nel sottile impianto strutturale delle singole scene.
La produzione del Lodi, in collaborazione con altri figurinisti, si ritrova in diverse altre ville del territorio bolognese, anche se la paternità di alcune di esse è assegnata piuttosto al nipote V. Martinelli.
Carlo Lodi morì nella sua città natale il 22 aprile 1765.